Venezia "I luoghi di Baldassare", il ciclo di opere e concerti organizzati a Ca' Rezzonico da Alessio Benedettelli, sono un'importante contributo soprattutto alla conoscenza della cultura veneziana del '700 che ruota intorno a Galuppi. I testi prescelti esigono un impegno produttivo particolare, con tre opere teatrali, "Il caffè di campagna" di Galuppi, "Il signor Bruschino " di Rossini, "Il segreto di Susanna" di Wolf-Ferrari, accostate a varie composizioni concertistiche, come un ciclo sonatistico mozartiano con Somenzi, l'integrale dei Capricci di Paganini con la Tchakerian, una messa di Da Victoria, inediti di Galuppi.

Questa, illuminata da interessi musicologici, si regge su contributi pubblici troppo ridotti e sulla dedizione interessata degli organizzatori. I limiti finanziari si riflettono soprattutto sugli allestimenti scenici. D'altronde è possibile offrire nel sontuoso Salone da ballo di Ca' Rezzonico una regolare rappresentazione teatrale? Il carattere dello spazio rende problematica una messa in scena operistica. Mi sia consentito suggerire di adottare la dizione «versione semiscenica». Non è facile realizzare la esilarante drammaturgia del "signor Bruschino ", che è già una premessa ai successivi capolavori comici rossiniani. È una comicità sfaccettata, che riesce a creare una figura tuttotondo, il signor Bruschino appunto, che occupa imperativamente la scena, e a esaltare con caleidoscopica vivezza e con amabile rilievo melodico le più diverse situazioni emotive. Anche il modello della farsa, squisitamente veneziana, è ripensato e ampliato da Rossini con una lingua aggressiva, ma a tratti anche quasi prebelliniana.

La distribuzione vocale - ad eccezione dello straordinario protagonista, Mario Cassi, felice dicitore e attore - proviene dalla eccellente scuola di canto di Alessandra Althoff Pugliese, artista di larga formazione culturale. Tutta la compagnia a lei affidata è costituita da esordienti. Ma specialmente i ruoli dei due innamorati, Florville e Sofia, sono impersonati con finezza e maturità espressiva. Il tenore Matteo Lee ha una cantabilità fluida, toccante, intimamente preromantica. Il soprano Oriana Kurteshi canta con grazia belcantistica, ma sottolinea anche, con particolare acume, i passi di ironia sentimentale. Singolarmente questa operina sfrutta le risorse di ben due buffi protagonisti, un poco come avviene con la coppia Dandini-Don Magnifico nella "Cenerentola". La parte di Gaudenzio, il tutore gabbato, è ardua sul piano vocale ed espressivo: il basso Abramo Rosolen, ha belle risorse naturali e una notevole estensione, ma lo stile rossiniano andrebbe approfondito. Ben preparate le figure minori: Marianne Gesswagner, Desaret Lika, Daisuke Sakaki.

Mario Merigo dirige con garbo la efficiente orchestra Symphonia Veneziana (da segnalare il corno inglese concertante nell'aria di Sofia): i tempi sono alacri, la dizione brillante. Si è formato con un maestro della statura di Carl Melles, di cui in prospettiva assimilerà la sobrietà del gesto. La godibile regia di Luca Ferraris è opportunamente limitata nei movimenti: è appunto uno spettacolo semiscenico con essenziali arredi. Caldo successo.

Mario Messinis